“AI Powered Retail: immaginando le botteghe del futuro”: il secondo appuntamento della serie #AISpotlight by @AIRIA, presso l’headquarter di Jakala, in collaborazione con IAA e il supporto di One Trust, si è tenuto il 10 luglio scorso a Milano.
Carmelo Fontana, Presidente di AIRIA e Senior Regional Counsel di Google e Massimiliano Pappalardo, cofondatore di AIRIA e partner di Ughi e Nunziante, hanno moderato un panel in cui
hanno partecipato come speakers: Stefania Saviolo - Professoressa di Management (Università Bocconi), Marco Di Dio Roccazzella General Manager e Global Data e AI Leader (Jakala), Claudia Rasi- Senior Solution Engineer (OneTrust), Fabrizio Caretta - General Counsel e Board Member (Dolce & Gabbana), Marianna Ghirlanda Presidente Italy Chapter – International Advertising Association & CEO DLV BBDO.
E’ stata un’occasione per condividere insights, spunti e per aprire un dibattito sull’impatto dell’intelligenza artificiale nel mondo retail.
Stefania Saviolo, Professoressa di Management – Università Bocconi e autrice di Augmented Signature Experience (Egea, 2024) insieme a Marco Di Dio Roccazzella - ci ha offerto una prospettiva strategica introduttiva sul tema nel keynote speech.
In particolare, Saviolo ha sottolineato come la customer experience vada guardata non più come semplice esperienza di acquisto o pura transazione, dal momento che coinvolge infatti l’aspetto esperienziale ed emozionale, l’interazione fisica e sensoriale nello spazio di vendita, la relazione con il personale addetto, e con gli elementi di comunicazione e i valori espressi dal brand. I brand (soprattutto nel segmento fashion-retail), osserva Saviolo, offrono una Signature Experience che li differenzia strategicamente in un quadro competitivo.
Per arrivare ad offrire ai propri clienti una Signature Experience di sempre maggior valore, le aziende devono interrogarsi su come possano anzitutto semplificare l’esperienza del cliente, creare dei momenti di sorpresa e “delight” e arrivare ad ispirarli.
Il processo di Augmented Signature Experience pertanto rappresenta la punta di un iceberg, un processo strategico che coinvolge tutte le funzioni aziendali e sottende più elementi critici: l’utilizzo strategico di dati e insights, l'adozione e il miglioramento delle tecnologie, l’investimento e la formazione del personale, la creatività e il contenuto, e il “purpose” aziendale racchiuso nel valore del brand.
L’intelligenza artificiale, afferma Saviolo, può avere un impatto significativo in ognuna di queste aree: creando un’esperienza ancora più personalizzata e immersiva per i clienti, contribuendo a rendere i dati e gli insights comprensibili a più funzioni all’interno dell’azienda, supportando e migliorando le attività di formazione del personale e la produttività, agevolando lo sviluppo di idee creative e aiutando la condivisione dei valori aziendali.
Marco Di Dio Roccazzella, Global Data and AI Leader di JAKALA, ha condiviso insights interessanti presentando i risultati del report Jakala’s International Observatory 2024 condotto su 300 executive di vari Paesi europei, in merito all’utilizzo dell’intelligenza artificiale da parte dei retailers.
Dal report emerge che più della metà (il 55%) degli executive delle aziende retail dichiari di utilizzare AI in modo occasionale o sperimentale, mentre quasi un quarto (24%) dichiara di utilizzarla regolarmente; il 17% degli intervistati dichiara di non farne alcun utilizzo
Nell’ambito dell’indagine, spiega Di Dio Roccazzella, viene effettuata un’opportuna distinzione tra AI “tradizionale” (o di “prima generazione”) e AI Generativa.
Gli use case più frequenti nell’utilizzo di AI risultano essere la iper-personalizzazione delle comunicazioni (Il 62% dei rispondenti applica l’AI nell’ambito dell’iper-personalizzazione, incrementando l’open rate delle campagne fino al 15% e il tasso di conversione fino al 25%). il servizio clienti (quasi il 50%) e il retail footprint management, ossia l’ottimizzazione della presenza fisica degli stores (oltre il 40%)
Il 42% dichiara di usare l’AI per definire il mix degli investimenti di marketing e circa il 30% per prototipi e redesign dei prodotti
Altri use case riguardano la supply chain (35%) e la gestione del rischio fornitore (25%). Solo il 19% degli intervistati dichiara invece di utilizzare AI per il dynamic pricing, ambito che presenta un forte potenziale di sviluppo.
Claudia Rasi, Senior Solution Engineer (OneTrust), ha sottolineato nel suo intervento come l’intelligenza artificiale renda sempre più necessaria una gestione dei dati sicura, trasparente e facilmente comprensibile.
Di creatività e innovazione si è parlato con Fabrizio Caretta, General Counsel e Board Member (Dolce & Gabbana), il quale ha sottolineato come anche nel settore della moda il compito di creativi, stilisti e artisti sia quello di creare “ciò che non c’è ancora”, in una logica per certi versi opposta alla GenAI.
Marianna Ghirlanda, General Counsel e Board Member (Dolce & Gabbana), ha messo in luce come l’intelligenza artificiale nei processi di marketing e comunicazione abbia in questo momento un ruolo strumentale, ma non propriamente creativo (almeno non ancora). Ghirlanda ha inoltre sottolineato il rischio di un appiattimento della comunicazione seguendo un approccio puramente basato sugli insights: per ideare campagne coraggiose, memorabili e innovative, ha detto, è necessario osare e distaccarsi da ciò che è già stato detto e fatto.
La condivisione di riflessioni da punti di vista diversi, da quello legal a quello business e marketing, ha sottolineato ancora una volta quanto sia essenziale per tutte le funzioni di un’azienda collaborare attivamente e condividere strategie sui processi legati all’intelligenza artificiale.